10 Giugno 2014

Esposto su fatti di rilevanza penale nella fallita autocostruzione di alloggi a Filetto

di Alvaro Ancisi

Spett. Comandante della Polizia municipale di Ravenna

e p.c.: Al presidente della cooperativa Mani Unite

ESPOSTO SU FATTI DI RILEVANZA PENALE

NELLA FALLITA AUTOCOSTRUZIONE DI ALLOGGI A FILETTO

In qualità di consigliere comunale di Ravenna segnalo a codesto Comando, quale organo di polizia giudiziaria, quanto segue, ravvisandovi elementi che potrebbero configurare ipotesi di reato.

Cap. I

  1. In data 6 aprile 2006, il Comune di Ravenna rilascia ad Alisei Autocostruzioni srl, definendola “proprietario”, il permesso (n. 201) a costruire “n.2 fabbricati residenziali a schiera in autocostruzione zona P.E.E.P. in Filetto” (allegato n. 1). Nell’atto, il Comune dichiara di avere “preso atto che il richiedente (Alisei srl stessa) ha prestato idonea dimostrazione di essere proprietario ovvero di avere il necessario titolo”. Il proprietario dell’area in questione era (com’è tuttora) il Comune di Ravenna. Né Alisei srl era titolare di alcun altra specie di diritto sull’area stessa. Dunque non è vero che il Comune abbia preso atto di alcuna “idonea dimostrazione” di un titolo idoneo, ai sensi dell’art. 11 del D.P.R. 380 del 2001, per il rilascio del permesso.
  2. La comunicazione di inizio dei lavori è del 5 dicembre 2006. Il 5 aprile 2009, dopo tre anni, scade il termine di conclusione dei lavori imposto dal permesso. I fabbricati sono ancora allo stato grezzo. Ma in data 16 luglio 2009, Alisei srl presenta una DIA (Denuncia di Inizio Attività, allegato n. 2), che sposterebbe al 16 luglio 2012 il “nuovo” termine per la conclusione dei lavori. Il Comune ne attesta“l’ammissibilità”. Anche questo non è vero, perché Alisei srl continua a non avere alcun diritto patrimoniale sul terreno comunale, con l’aggravante che, in data 25 settembre 2006 e per 99 anni, il Comune stesso aveva concesso il diritto di superficie alla coop. Mani Unite (allegato n. 3). Da notare che tra il 6 aprile e il 16 luglio il cantiere di Filetto, in assenza perfino di una finzione di permesso a costruire,  ha continuato ad operare abusivamente.
  3. In data 26 novembre 2009, il Comune di Ravenna ha inteso volturare il permesso suddetto da Alisei srl, definito “vecchio proprietario”, alla soc. coop. Mani Unite (allegato n. 4). Pur se tale società cooperativa aveva acquisito titolo a richiedere il permesso, avendole il Comune di Ravenna concesso – come detto sopra – il diritto di superficie sul terreno in questione, la definizione di Alisei srl come “vecchio proprietario” non è vera, anche estendendone il significato ad “avente titolo equivalente”. Non è esatta neppure la parola “volturazione”, giacché non è possibile volturare a chicchessia un permesso che, essendo stato rilasciato ad un soggetto che non ne ha titolo (“uno che passa per la strada”, verrebbe da dire), è giuridicamente inesistente. Se mai, il Comune avrebbe dovuto annullare l’atto del 6 aprile 2006 e la DIA del 16 luglio 2009, rilasciando ex novo a Mani Unite il “vero” permesso di costruzione. Peraltro, la  “volturazione” riguarda solo il permesso del 2006, scaduto il 5 aprile 2009 e dunque abbondantemente sepolto (“La presente costituisce parte integrante dell’atto NP 201 del 6 aprile 2006”), neppure accennando alla DIA del 16 luglio 2009, ammesso e non concesso che tale provvedimento avesse un senso.
  4. Nell’art. 4 della convenzione per la concessione del diritto di superficie a Mani Unite, rogitata avanti a notaio il 25 settembre 2006 (allegato n. 3), è scritto: “Il Comune di Ravenna garantisce che il terreno oggetto della Convenzione è di sua piena ed esclusiva proprietà ed è libero da pesi, vincoli, ipoteche e di quant’altro ne possa limitare il possesso ed il godimento del diritto di superficie: l’assunto è clamorosamente non vero, perché quel terreno era gravato del permesso a costruire che il Comune stesso aveva rilasciato ad Alisei srl il 6 aprile dello stesso anno.

Riguardo a quanto qui sopra esposto, non si esclude che siano stati compiuti i reati di falsità ideologica in atto pubblico, truffa e/o altre eventuali fattispecie delittuose per le quali la Signoria Vostra vorrà interessare la competente Procura della Repubblica al fine di ottenere la punizione degli eventuali responsabili.

Cap. II

La “volturazione” del permesso a costruire di cui sopra a Mani Unite sarebbe stata richiesta dal suo presidente, Stefano Bentini, con istanza protocollata dal Comune di Ravenna in data 3 novembre 2009. n. 106195/10010002, (allegato n. 5): Bentini dichiara, però, che la propria firma è falsa e che nessuno gli ha mai sottoposto o data informazione dello scritto. L’atto di “volturazione”, spedito con raccomandata RR all’indirizzo della cooperativa, coincidente (si vedrà perché) con quello di Alisei srl (nonché anche di Alisei ong, come pure si vedrà), è stata ritirata dalla stessa persona, Raffaella Zambianchi, che fu delegata dall’amministratore unico di Alisei srl, Roberto Rossi, a ritirare il permesso 201 del 2006 (allegati nn. 6 e 7). L’atto di “volturazione” non fu mai consegnato, né notificato, a Mani Unite. Dopo il fallimento di Alisei srl, avvenuto il 20 maggio 2010, questo documento era sommerso nella massa di materiale cartaceo consegnato a Mani Unite entro vari scatoloni, che la cooperativa ha esaminato solo l’anno successivo, quando decise di avviare procedure giudiziarie a risarcimento dei danni subiti a seguito del fallito progetto di autocostruzione in ragione del quale era stata costituita.

Riguardo a quanto qui sopra esposto, non si esclude che siano stati compiuti i reati di falsità materiale, truffa e/o altre eventuali fattispecie delittuose per le quali la Signoria Vostra vorrà interessare la competente Procura della Repubblica al fine di ottenere la punizione degli eventuali responsabili. .

Cap. III

I fatti di cui si sopra sono strettamente connessi – addirittura elemento centrale – del fallito progetto di autocostruzione di alloggi nella località di Filetto, lanciato dal Comune di Ravenna, su cui la coop. Mani Unite ha citato in giudizio, il 21 dicembre 2013, presso il Tribunale Civile di Ravenna (R.G. 5553/2013), tra gli altri, il Comune di Ravenna stesso. Ai fini dell’inquadramento di tali fatti nell’intera vicenda, se ne allega copia (allegato n. 8), insieme alla Comparsa di costituzione e di risposta con domanda riconvenzionale prodotta al riguardo dal Comune (allegato n.9). Si allega anche la deliberazione che ne sta alla base, approvata dal consiglio comunale di Ravenna il 4 dicembre 2003, avente per oggetto: “PROTOCOLLO D’INTESA TRA IL COMUNE DI RAVENNA E L’ASSOCIAZIONE ALISEI PER LA REALIZZAZIONE DI INTERVENTI DI INTEGRAZIONE SOCIALE IN CAMPO ABITATIVO TRAMITE L’UTILIZZO DELLA METODOLOGIA EDILIZIA DELL’AUTOCOSTRUZIONE” (di seguito: Protocollo d’intesa o Protocollo, allegato n. 10). Si precisa fin d’ora che l’associazione Alisei, Organizzazione Non Governativa (di seguito: Alisei ong),  è  soggetto radicalmente diverso da Alisei srl, come lo è ogni realtà associativa senza finalità di lucro da una società di capitali con finalità d’impresa. Qualunque amministratore o impiegato pubblico dovrebbe ben saperlo, mentre l’uso (più o meno capzioso) dello stesso nome può indurre facilmente in errore la gente semplice, tanto più se sottoposta ad inganno.

Si fornisce, di seguito, una sintesi del Protocollo d’intesa. Il Comune di Ravenna aveva promosso una ricerca di mercato per individuare un soggetto a cui affidare progetti di integrazione sociale tramite autocostruzione, da realizzare sul suo territorio. Alisei ong presenta l’unica domanda, che il Comune accetta in quanto si tratta di un’associazione“riconosciuta idonea dal Ministero degli Affari Esteri italiano, dalla Commissione Europea e dalle Organizzazioni delle Nazioni Unite e sue Agenzie”. Il Comune s’impegna a mettere a disposizione le aree, a rilasciare le concessioni edilizie, a presiedere la commissione per selezionare gli autocostruttori “beneficiari”, ecc., e soprattutto “a sovrintendere, coordinare e vigilare in tutte le fasi la corretta attuazione del programma”. Alisei ong s’impegna, in particolare, ad “offrire al programma una solida regia e direzione edilizia”, “ad assicurare il supporto tecnico per la direzione dei lavori” e “a sviluppare i contatti con Banca Etica per facilitare l’erogazione dei mutui finanziari per la copertura delle singole posizioni di ciascun aderente al progetto”.

Il Comune di Ravenna lancia un bando per selezionare 14 autocostruttori a basso reddito (da “beneficiare”), metà italiani e metà stranieri immigrati (di qui la finalità dell’integrazione sociale), a cui concedere di costruirsi a Filetto, su terreno comunale, in due fabbricati, il proprio alloggio “prima casa”. Sorvoliamo sul complesso meccanismo amministrativo/finanziario messo in opera dal Comune e da Alisei ong con Banca Etica, per il quale i vincitori del concorso, digiuni di queste nozioni, non potevano che affidarsi ciecamente ad autorevoli, prestigiosi e raccomandabili “tutori”, quali il Comune di Ravenna e Alisei ong. Ma la sostanza è che gli autocostruttori, esonerati da ogni incombenza o competenza tecnica, specialistica, amministrativa, giuridica, legale o finanziaria, di cui non potevano disporre per censo e che non potevano commissionare a professionisti esterni per reddito (altrimenti non avrebbero potuto nemmeno partecipare al “concorso” indetto dal Comune e la casa se la sarebbero comprata già fatta) avrebbero dovuto, esclusivamente:

  1. prestare, nei fine settimana e durante le ferie, 1.500 ore ciascuno di lavoro manuale gratuito;
  2. al termine dei lavori, previsto entro due anni, avrebbero dovuto impegnarsi, entrando in possesso del loro alloggio, a pagare 500 euro mensili per vent’anni, onde coprire, con mutuo, ogni debito contratto nel frattempo con Banca Etica, scelta dal Comune e da Alisei ong come loro benemerita (ma poi, anch’essa, “distratta”) finanziatrice.

Per affrontare l’impresa, i 14 autocostruttori sono indotti dai loro “tutori” ad associarsi nella coop. Mani Unite e ad  ubicarla presso la sede di Alisei ong.

Sennonché (torniamo al primo capitolo), il 6 aprile 2006 il Comune di Ravenna, una settimana dopo che la cooperativa si era costituita e cinque mesi e mezzo prima che il Comune le concedesse il diritto di superficie sul terreno di Filetto, sottrae ad essa con destrezza il diritto di costruzione sul proprio terreno, rilasciando il permesso a costruire ad Alisei Autocostruzioni srl che non ne aveva alcun titolo. In tal modo, con la complicità (ingannevole per gli autocostruttori) di Alisei ong e di Alisei srl (largamente coincidenti nelle persone fisiche e interagenti) e del Comune di Ravenna, Alisei srl si sostituisce illegittimamente ad Alisei ong nei doveri e nei compiti attribuiti a questa associazione dal Protocollo d’intesa. In conseguenza di quanto sopra, gli autocostruttori sono stati indotti e non potevano fare altro che appaltare, con contratto in data 3 luglio 2006, l’esecuzione e la direzione tecnica dei lavori ad Alisei srl stessa. Il nome di questa, addirittura sconosciuto al Protocollo d’intesa, e dunque inesistente nell’atto di concessione del terreno di cui il Protocollo è parte integrante e integrata, era peraltro noto per tutt’altre credenziali da quelle esibite da Alisei ong all’atto della ricerca di mercato tramite cui il Comune le aveva affidato i propri progetti di autocostruzione; e il Comune, dando  illegittimamente il permesso di costruire ad Alisei srl, neppure ne aveva controllato la consistenza o inconsistenza patrimoniale-finanziaria e l’attendibilità o inattendibilità societaria. Come se il Comune avesse dato le chiavi dell’ovile al lupo. Il quale, non appena cibatosi della carne e del sangue delle pecore, lo avrebbe abbandonato alla devastazione. Fuor di metafora: il 3 agosto 2009, Mani Unite, dopo che gli autocostruttori avevano compiuto ben più delle loro 21.000 ore totali di lavoro e terminato il grezzo degli edifici (si veda la relazione tecnica del 22 febbraio 2010, allegato n.11), dichiara la sospensione dei lavori a causa degli inadempimenti di Alisei srl a mettere a disposizione i materiali e le ditte esterne necessarie per il proseguimento; dopo che, il 14 agosto 2009,  il coordinatore della sicurezza dei cantieri di Alisei srl si era dimesso addebitandone la causa alla società, Alisei srl si rende irreperibile, abbandonando gli edifici grezzi al progressivo degrado; fallisce il 20 maggio 2010, dopo avere consumato, non si sa come e dove, i soldi che gli  autocostruttori avevano ricevuto in prestito dalla banca e da questa versati (peraltro sulla base di stati di avanzamento fasulli) ad Alisei srl stessa. Gli autocostruttori non possono, ovviamente, far fronte agli ingenti oneri necessari per concludere i lavori. Per questa ragione, il Comune, appellandosi ad una norma del contratto di concessione del terreno, pronuncia il 30 ottobre 2013 la decadenza (allegato n. 2 11 bis) della concessione del terreno, a seguito della quale gli autocostruttori perdono, insieme ad ogni diritto, tutto il lavoro prestato e sono chiamati da Banca Etica a rimborsare 1.364.000 euro per la linea di credito che avevano ottenuto, con aggiunta degli interessi.  

È ben chiaro che gli autocostruttori sono stati ingannati dall’entrata in scena, con effetti disastrosi, di Alisei srl, (addirittura beneficiata dal Comune del permesso di costruire sulla loro terra ancora prima che ne venissero in possesso) dal fatto che questa società è stata presentata e utilizzata dal Comune e da Alisei ong come intercambiabile o “figlia” naturale di Alisei ong stessa, ne portava lo stesso nome, aveva la stessa sede, era rappresentata di fatto dalle stesse persone. Essi si sentivano garantiti sulla correttezza delle procedure e della gestione del progetto dal Protocollo d’intesa, che li aveva posti esplicitamente sotto la tutela di Alisei ong e del Comune stesso.

Non è vero per niente quello che il Comune di Ravenna argomenta nella Comparsa di costituzione (allegato n.9), secondo cui il Protocollo d’intesa “vincola esclusivamente i relativi sottoscrittori, vale a dire Comune e Alisei” (non dice quale Alisei, quasi che ong e srl fossero sinonimi anche per l’Ufficio legale del Comune) e che, a livello obbligatorio, non fa sorgere per Mani Unite…alcuna pretesa al rispetto del suo contenuto nei confronti del Comune medesimo”, giacché esso rappresenta “un allegato della medesima concessione-contratto e solo come tale, cioè come allegato, integra, a meri fini conoscitivi, il contenuto di quest’ultima”.  Nell’art. 23 della convenzione per la concessione del diritto di superficie è scritto che il Protocollo d’intesa (del resto richiamato dettagliatamente nelle premesse e nell’art.11 del contratto) “forma parte integrante della presente convenzione”, cioè ne costituisce non una mera piacevole lettura, bensì parte dispositiva e vincolante per i contraenti, cioè per il Comune di Ravenna e per Mani Unite, di fatto per il Comune nei confronti della cooperativa.

D’altra parte, Alisei ong sapeva bene che non avrebbe potuto trasferire ad Alisei srl gli impegni che aveva assunto col Protocollo d’intesa sottoscritto insieme al Comune, tra cui, in particolare una“solida regia e direzione edilizia” e  “il supporto tecnico per la direzione dei lavori” a beneficio degli autocostruttori. Infatti, nella diffida legale che ha trasmesso a Mani Unite il 29 marzo 2013 (allegato n.12), ha scritto di non essere stata “in condizione di gestire direttamente un progetto di autocostruzione e, men che meno, di curarne la fase realizzativa. Tale ruolo fu assunto da società…delle quali la Ong mia assistita non è stata partecipe.

Può essere utile riportare qui il seguente comunicato del Ministero degli Esteri: “03-06-2014 – Revoca e decadenza idoneità. Si comunica che la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo ha disposto la revoca del riconoscimento di idoneità nei confronti della Ong Alisei…”. È interessante acquisirne, tramite la relativa, deliberazione, le motivazioni, al fine di accertare se (come da notizie di stampa) il meccanismo messo in atto dall’associazione ai danni del progetto di autocostruzione di Filetto sia lo stesso applicato per altri progetti del medesimo stampo in Italia, più o meno disastrosamente. L’allegato n.13 dimostra che a Piangipane, come poi a Savarna, le altre due frazioni di Ravenna in cui, prima di Filetto, il Protocollo d’intesa ha avuto seguito, Alisei ong ha lasciato campo a delle società di varia denominazione (a Piangipane “Summa srl”), riuscendo a portare a termine i progetti in maniera per lo meno travagliata: nei due casi, sono stati necessari, per il tormentoso salvataggio, contributi specifici erogati dalla Regione, ma resta il dubbio fondato che siano stati utilizzati anche i soldi degli autocostruttori di Filetto. Il Comune, che ha fatto da tramite verso la Regione per l’erogazione dei contributi, non sapeva niente di come Alisei ong operasse in contraddizione col Protocollo d’intesa? E non c’entrava niente con Alisei srl. La risposta a questa domanda è facile. Si trova nei fascicoli del Protocollo stesso e dei singoli progetti di Piangipane, Savarna e Filetto depositati in Comune.

Riguardo a quanto qui sopra esposto, non si esclude, per l’ingiusto profitto a favore di Alisei srl e per i gravissimi danni subìti dai soci della coop. Mani Unite e dal Comune di Ravenna (che di seguito verranno viepiù in evidenza), che, all’interno di Alisei ong, di Alisei srl e dell’amministrazione comunale stessa, sia stato compiuto, per più ragioni e in continuità di tempo, il reato di truffa e/o altre eventuali fattispecie delittuose per le quali la Signoria Vostra vorrà interessare la competente Procura della Repubblica al fine di ottenere la punizione degli eventuali responsabili.

Cap. IV

Mani Unite non poteva certamente rispondere, di fronte al Comune, dell’andamento dei lavori e della loro mancata conclusione nei termini prescritti. Sintetizziamone le ragioni:

  • il Comune ha concesso abusivamente ad Alisei srl il permesso a costruire del 6 aprile 2006, in conseguenza del quale Mani Unite è stata obbligata ad appaltare i lavori e ad affidarne la direzione ad Alisei srl stessa;
  • il Comune ha consentito abusivamente ad Alisei srl di prorogare il termine dei lavori, oltre la data del 5 aprile 2009, fino al 16 luglio 2012;
  • dato e non concesso che la “volturazione”, avvenuta il 16 novembre 2009, del permesso di costruzione da Alisei srl a Mani Unite (che il presidente di Mani Unite dichiara essere stata chiesta falsificando la sua firma e a sua insaputa, senza neppure che l’atto di “volturazione” gli sia stato notificato), avesse un minimo di senso giuridico (non si può “volturare” un permesso concesso a non avente titolo, se mai se ne rilascia uno nuovo a chi ne ha titolo), solamente il 5 luglio 2010 il direttore dei lavori, espressione diretta di Alisei oltre che suo legale rappresentante (!), ha comunicato al Comune di Ravenna la propria rinuncia all’incarico (allegato n.14);
  • dalla data della “volturazione” (16 novembre 2009), mai e poi mai Mani Uniti avrebbe potuto completare i lavori entro il 16 luglio 2013, e ancora meno dalla data di rinuncia del direttore dei lavori (5 luglio 2010): ma neppure in seguito, sia perché, non per sua colpa, il grezzo costruito, stante l’abbandono del cantiere da parte di Alisei srl, era andato in malora, né, soprattutto, perché avrebbe dovuto farsi carico di un onere ingente – quantificato dal Comune nella Comparsa di costituzione (allegato n.9) in 1.185.000 euro – aggiuntivo rispetto agli obblighi di sua spettanza stabiliti nel Protocollo d’intesa, parte integrante del contratto di concessione del terreno.

Nonostante ciò, il Comune di Ravenna ha pronunciato, il 30 ottobre 2013, la decadenza della concessione (allegato n.12), scaricando tutte le proprie colpe sull’incolpevole Mani Unite.

Riguardo a quanto qui sopra esposto, non si esclude che sia stato compiuto il reato di abuso d’ufficio e/o altre eventuali fattispecie delittuose per le quali la Signoria Vostra vorrà interessare la competente Procura della Repubblica al fine di ottenere la punizione degli eventuali responsabili.

Cap. V

Alla mancata totale inosservanza, da parte del Comune di Ravenna, dell’impegno di “sovrintendere, coordinare e vigilare in tutte le fasi la corretta attuazione del programma”, assunto col Protocollo d’intesa, parte integrante del contratto di concessione del diritto di superficie a Mani Unite, si aggiunge la sordità ad ogni segnale o segnalazione di insolvenza di Alisei srl e di progressiva crisi del cantiere. Nell’atto di citazione (allegato n. 8), Mani Unite cita raccomandate  inviate al Comune in data 23 aprile 2008 (mancanza di energia elettrica e materiale), 24 marzo 2009 (mancanza di materiale e di assistenza), 10 aprile 2009 (richiesta di assistenza da parte del Comune), 28 aprile 2009 (contestazione dello Stato di Avanzamento dei Lavori). Il 5 aprile 2009 era scaduto il permesso di costruire, senza alcun intervento da parte del Comune. Il 3 agosto 2009, Mani Unite era stata costretta a sospendere il cantiere. Il 14 agosto 2009, si era dimesso il coordinatore della sicurezza dei cantieri di Alisei srl.

Il 25 agosto 2009, il sottoscritto ha inoltrato alla dirigente del servizio competente, che aveva gestito fin dal principio l’intera operazione, il seguente drammatico messaggio, che il 20 agosto aveva ricevuto da un’autocostruttrice, extracomunitaria: “è parecchio tempo che aspettiamo i materiali, però la risposta è che al momento c’è crisi e loro non hanno i soldi né per pagare i fornitori, né per comprare i materiali. Io personalmente sono molto preoccupata perché dei soldi che c’erano nella banca Etica non c’è più niente e addirittura adesso dobbiamo fare una proroga del fido e ovviamente continuare a pagare interessi (più o meno al mese sono 350 euro a persona). Non mi pare Alisei un ente corretto, visto che noi paghiamo interessi su soldi che non abbiamo a disposizione. Più o meno due mesi fa qualcuno di noi è andato in Comune a chiedere informazioni su come comportarsi con Alisei. Ma abbiamo dovuto ritirare tutto visto che loro hanno sospeso i lavori per ‘mancata fiducia’ da parte nostra. Non sappiamo come andrà a finire e nemmeno se questa casa finirà. Io avrei bisogno di sapere da chi devo andare per avere una risposta seria e sicura, o perlomeno avere la certezza che i materiali per finire questa casa, in cui al momento siamo al 60%, quel 40% che sono gli impianti, gli infissi e le finiture, praticamente quello che costa di più, arriverà. Spero che da parte di Alisei non ci sia una sospensione dei lavori soltanto perché sto chiedendo un aiuto. Però veramente sono stanca di aspettare. Da novembre dell’anno scorso abbiamo chiesto aiuto all’assessore, però non abbiamo avuto più risposte”. Non avendo ricevuto risposta dalla dirigente, il 21 novembre il sottoscritto è tornato a chiederle di “chiarirmi cosa è successo e succede nella situazione” descritta nel messaggio di agosto. Mai nessuna risposta.

Cap. VI

La vicenda, assai poco commendevole, non può, almeno ad un certo punto del suo declinare verso la disfatta, essere stata portata avanti senza che il Comune – inteso nella sua organicità di amministratori ed apparato – non si rendesse conto delle vistose irregolarità compiute dall’amministrazione, aventi epicentro nel ruolo fondamentale e sciaguratamente decisivo assunto e gestito totalitariamente da Alisei srl, in conseguenza dell’abusivo permesso a costruire rilasciatole.

Lungi dal riconoscere gli errori, si è insistito per anni, contro ogni evidenza, sulla tesi che il Comune fosse estraneo al rapporto tra Alisei srl e  Mani Unite, come se non fosse stato esso stesso ad intrecciare Mani Unite con le mani di Alisei srl.

Persistono tutt’oggi, da parte del Comune, atteggiamenti di copertura delle proprie responsabilità. Si porta ad esempio quanto segue.

  • Il 10 gennaio 2014, il sottoscritto avanza al Comune formale istanza di accesso agli atti, chiedendo, relativamente alla richiesta fatta da Alisei srl per ottenere il permesso, poi rilasciatole  il 6 aprile 2006, copia della “idonea dimostrazione di essere il proprietario ovvero di avere il necessario titolo” di cui si è attestata l’esistenza nel permesso stesso. Come risposta gli viene inviata “copia della convenzione dell’autocostruzione di Filetto”. Alla obiezione del sottoscritto di non avere richiesto questo, nessuna risposta. (Il carteggio è nell’allegato n.  15).
  • Nella propria Comparsa di costituzione (allegato n.9), il Comune, motivando la decadenza di Mani Unite dalla concessione del terreno per non avere terminato i lavori entro il termine prescritto, addebita tale responsabilità all’aver essa chiesto (prescindiamo qui dalla firma sulla richiesta, che il presidente della cooperativa dichiara falsa) e ottenuto la “volturazione” del 26 novembre 2009, senza mai dire “volturazione” di che ed omettendo che erano stati “volturati” (per così dire) titoli edilizi (permesso a costruire del 6 aprile 2006 e DIA del 16 luglio 2009) giuridicamente inesistenti perché rilasciati ad Alisei srl che non ne aveva titolo.

Cap. VII

Parte lesa di quanto sopra argomentato non sono solo (anche se più odiosamente) gli autocostruttori, ma il Comune di Ravenna stesso, che li ha stimati, nella sua Comparsa di costituzione (allegato n.9), in tre milioni di euro. A prescindere dalla congruità dell’importo e dal fatto che l’addebito può essere rivolto a tutti, fuorché agli autocostruttori, il danno per le casse del Comune è certamente grave. Il Comune, revocando la concessione del terreno a Mani Unite, ha dovuto, a norma del contratto di concessione del terreno, riconoscere agli autocostruttori una parte del valore degli edifici grezzi da loro costruiti, quantificata in circa 780.000 euro, peraltro versati non a loro, ma alla Banca Etica in conto del loro debito. La somma, assolutamente imprevista, ha rappresentato un salasso notevole in tempi di gravi ristrettezze di bilancio, in particolare per la parte destinata agli investimenti. Si pensi allo stato disastroso delle strade comunali per carenza o assenza di manutenzione. Il completamento degli edifici costerà, secondo una prima previsione del Comune stesso, 1.185.000 euro. I lavori, non essendo inseriti nel magrissimo bilancio degli investimenti per il triennio 2014-2016, saranno destinati a data imprecisabile, cosicché, nel frattempo, l’ammaloramento degli edifici proseguirà inesorabile, aumentando i costi e il danno.

Si rileva, trattandosi di danni erariali con possibili responsabilità dell’amministrazione comunale, la competenza della Procura regionale della Corte dei Conti.

Cap. VIII

I fatti di cui sopra, con l’intreccio e sovrapposizione di ruoli tra ed entro i soggetti in causa (Alisei ong, Alisei srl e Comune di Ravenna), non sarebbero stati possibili senza il concorso di più persone fisiche interne a tali soggetti.

Si rileva, eventualmente, che potrebbe non doversi escludere, quanto meno, la compartecipazione criminosa.

Alvaro Ancisi