Informazioni sulle procedure d’emergenza in caso di rischio industriale

COME AFFRONTARE L’EMERGENZA

Per ridurre al minimo il rischio industriale sono necessarie la collaborazione di molti e l’attenzione di tutti. E’ essenziale che ognuno di noi sappia a quali rischi è esposto e che cosa può fare per proteggere se stesso e gli altri.

Questo pieghevole è parte di una campagna che ha lo scopo di fornire alcune sintetiche indicazioni sui rischi, sulle norme di sicurezza e sui comportamenti da tenere in caso di incidente. Infatti la Protezione Civile diventa impresa efficace ed efficiente quando è attività continua e quotidiana di prevenzione, previsione, riduzione dei rischi, oltre che attività di intervento e soccorso. Perciò essa è impresa comune di amministratori, aziende, sindacati, gruppi di volontari, ecc. fino ai singoli cittadini, che si impegnano insieme per rendere la propria comunità sicura.

IL RISCHIO

Si intende per rischio la possibilità di conseguenze dannose a seguito di circostanze non sempre prevedibili. Pertanto il rischio è la possibilità e non la certezza che un certo evento dannoso accada.

Gli eventi dannosi possono essere originati da:

  • Eventi naturali: alluvioni, terremoti, incendi…

  • Eventi antropici: incendi, esplosioni, inquinamenti, rilascio di sostanze pericolose.

Il rischio esiste sempre. Non è possibile ridurlo a zero. Per ridurre il rischio è essenziale conoscerlo, prendere precauzioni, e sapere come comportarsi in caso che l’evento incidentale si verifichi.

L’uso industriale di sostanze chimiche può originare incidenti con possibili conseguenze anche all’esterno delle aree produttive, quali: scoppio di serbatoi, rottura di contenitori o tubazioni, dispersione di sostanze tossiche, accensione di una miscela, eventi indotti (causati cioè da agenti esterni quali fulmini, sismi, inondazioni, ecc.).

Le conseguenze associate ai diversi eventi possono essere:

  • Incendio: comporta fiamme, produzione di calore, sviluppo di prodotti di combustione (gas tossici, gas corrosivi);

  • Esplosione: comporta onde di pressione, proiettili, calore, sviluppo di gas tossici o corrosivi;

  • Rilascio di sostanze tossiche: concentrazione pericolosa in aria o in acqua, inquinamento ambientale, pericolo per la popolazione o per la fauna.

Un’azienda è classificata a rischio di incidente rilevante, ai sensi delle vigenti normative, se ha in deposito o in lavorazione sostanze pericolose oltre determinate soglie.

Non è il caso comunque di preoccuparsi.

Il rischio è mantenuto basso, grazie a standard di sicurezza consolidati mediante i quali gli impianti di produzione sono stati progettati e costruiti. Inoltre la gestione è affidata a personale esperto ed addestrato a fronteggiare eventuali emergenze e la sicurezza è garantita anche dalle strumentazioni di controllo, di allarme e di blocco automatico. Da ultimo, tali aziende sono sottoposte ad adempimenti e controlli pubblici.

LA LEGGE

Tutti i Paesi dell’Unione Europea, compresa l’Italia, si sono dotati di una normativa che garantisce alla popolazione una certa sicurezza. La legislatura italiana regolamenta tutta una serie di attività all’interno delle industrie con norme atte a conoscere, valutare, eliminare e prevenire tutti i possibili rischi che possono verificarsi riducendone le conseguenze. In particolare le aziende, che per le proprie caratteristiche possono dar luogo ad eventi incidentali di notevole entità, sono obbligate a comunicare alle autorità competenti una scheda, al fine di informare la popolazione circa i possibili rischi, le precauzioni ed i comportamenti da adottare in tali evenienze.

In Italia la normativa di riferimento è il Decreto Legislativo 334/99 (Seveso-bis), che ha abrogato le disposizioni precedenti, tra cui il D.P.R. 175/88 – Legge Seveso (escluso l’art.20) e la Legge 137/97.

LA DIRETTIVA SEVESO-BIS

Il D.Lgs 334/99 si applica agli stabilimenti in cui sono presenti sostanze pericolose in quantità uguali o superiori a quelle indicate nel decreto stesso. Viene definito incidente rilevante un evento quale un’emissione, un incendio o un esplosione di grande entità, dovuto a sviluppi incontrollati che si verificano durante l’attività di uno dei suddetti stabilimenti, e che dia luogo ad un pericolo grave, immediato o differito per la salute umana o per l’ambiente, all’interno o all’esterno dello stabilimento, e in cui intervengano una o più sostanze pericolose.

Obblighi del gestore. Il gestore dello stabilimento deve farsi carico in prima persona della gestione del rischio. In particolare ha l’obbligo di:

  • identificare tutti i rischi presenti e possibili;

  • adottare le misure di prevenzione e sicurezza;

  • effettuare periodiche verifiche;

  • predisporre i piani di emergenza interna;

  • informare e formare i lavoratori;

  • informare le autorità competenti.

Per quanto riguarda l’ultimo punto i gestori devono trasmettere una Scheda d’Informazione a Ministero dell’Ambiente, Regione, Provincia, Comune, Prefetto, Comitato Tecnico Regionale dei Vigili del Fuoco. La Scheda contiene le seguenti informazioni:

Sezione 1: Informazioni di base sull’azienda, l’attività e la localizzazione; riferimenti aziendali e nominativi per informazioni sui rischi presenti e le misure di prevenzione e sicurezza previste all’interno dello stabilimento;

Sezione 2: Informazioni circa gli uffici dell’amministrazione pubblica incaricati dell’informazione sui rischi rilevanti e dell’organizzazione delle emergenze esterne;

Sezione 3: Informazione generale sulle attività produttive o di deposito svolte dall’azienda;

Sezione 4: Informazione su sostanze e preparati pericolosi presenti nel ciclo di lavorazione che possono produrre rischio rilevante;

Sezione 5: Informazione di base sui tipi di incidente e sulle sostanze che possono essere coinvolte;

Sezione 6: Informazione sugli effetti degli incidenti ipotizzabili negli stabilimenti/depositi e le relative misure previste dall’azienda;

Sezione 7: Informazione sull’organizzazione delle emergenze;

Sezione 8: Informazioni per le autorità competenti atte all’identificazione esatta di ogni singola sostanza o preparato (caratteristiche chimico-fisiche, eco-tossicologiche; etichettatura, ecc.);

Sezione 9: Informazioni per le autorità competenti sugli scenari incidentali previsti.

IL POLO CHIMICO DI RAVENNA

L’industria chimica di Ravenna si sviluppa principalmente attorno al Canale Corsini.
A fronte dei rischi, che vengono esposti, non si devono dimenticare i benefici che possono derivare, e sono derivati in passato, dalle attività produttive in oggetto. Infatti è indubbia e irrinunciabile la valenza sul piano dello sviluppo sociale ed occupazionale della zona.

Gli stabilimenti industriali dell’area ravennate sono stati raggruppati in quattro gruppi:

  • 1° gruppo: Aziende coinsediate nella Polimeri Europa ex Enichem: Borregard, Ecofuel, E.V.C., Great Lake, Hydro Agry Italia, Polimeri Europa, Rivoira, Vinavil, Fiat Avio.

  • 2° gruppo: Aziende viciniore all’insediamento del Petrolchimico: Lonza, Ambiente, ENI Div. Refining & Marketing.

  • 3° gruppo: Aziende site nell’area industriale di via Trieste – Darsena San Vitale – Porto Canale: Adriatank, Alma, Cereol, Decora, Eurodocks, Enel Logistica, FI.DE.MA, Nadep, Petra, P.I.R., T.C.R.

  • 4° gruppo: Aziende site nel resto del territorio del Comune di Ravenna e del territorio provinciale: Sotris (via Romea, Ravenna), Molducci Gaetano – Dep. Fitofarmaci (Russi), Terremerse (via Classicana, 313 – Ravenna)

Tutti gli stabilimenti sopra indicati hanno presentato le schede di informa-zione sui rischi di incidente rilevante di cui all’art.9 della Legge 19 maggio 1997, n.137. I documenti completi sono consultabili presso il Comune di Ravenna – Servizio Geologico e Protezione Civile, in via Ponte Marino 2 (Casa Melandri) Tel: 0544 482088

LE ZONE DI PIANIFICAZIONE

La previsione del rischio comporta la individuazione dell’area esterna agli impianti nella quale, a seguito di un incidente, potrebbero registrarsi danni.

L’area di impatto viene differenziata secondo la gravità e la tipologia delle conseguenze prevedibili.

Secondo quanto indicato nelle linee guida diramate dal Dipartimento di Protezione Civile nel 1994 (Pianificazione di emergenza esterna per impianti industriali a rischio di incidente rilevante), le aree di impatto vanno differenziate in tre aree di pianificazione a seconda della gravità e della tipologia delle conseguenze previste. Le conseguenze vengono valutate in relazione alla probabilità di danno su persone mediamente sane.

Le aree di pianificazione hanno forma circolare con centro nell’impianto. Va però sottolineato che tale suddivisione in aree non rappresenta una modellizzazione delle conseguenze dell’evento incidentale.

Infatti l’evoluzione di un eventuale incidente dipende da svariati fattori che non è possibile prevedere a priori. L’estensione dell’area colpita dipende dalla natura dell’incidente stesso e delle sostanze coinvolte, nonché da parametri di tipo meteorologico, tra cui principalmente classe di stabilità atmosferica, direzione e velocità del vento.

La gravità delle conseguenze dipendono inoltre dal numero di persone esposte, e diminuisce quindi nelle ore notturne. La zonizzazione proposta è esclusivamente finalizzata all’individuazione delle diverse azioni da intraprendere, e alla definizione della priorità degli interventi.

L’ALLARME

Ciascuna azienda ha un proprio piano di emergenza per fronteggiare eventua-li incidenti al loro insorgere. A seguito di incidente industriale con conseguenze esterne, la direzione aziendale informa immediatamente i Vigili del Fuoco, l’Ufficio Territoriale del Governo, il Servizio Protezione Civile del Comune e la Centrale Operativa 118.

La risposta del sistema di emergenza è articolata in due fasi operative succes-sive, corrispondenti al raggiungimento di due livelli di allerta differenziati:

  • Preallarme: di norma gestito dalle squadre di emergenza interne allo stabilimento. Se ciò non è sufficiente a conte-nere l’incidente, viene diramato l’allarme ai soggetti sopra elencati.

  • Allarme: vengono attivate le misure di emergenza e si riunisce il Centro Coordinamento Soccorsi.

Il Centro Coordinamento Soccorsi, presieduto dal Prefetto, viene attivato presso la Prefettura e svolge funzione di coordinamento unitario di tutte le attività di soccorso oltre che di comunicazione alla Regione e agli Organi Centrali.

Per allertare la popolazione in caso di incidente l’allarme sarà dato con mezzi quali altoparlanti posti sui veicoli delle Forze dell’Ordine, TV e radio.

La fine dell’allarme verrà segnalata dagli altoparlanti montati sui veicoli, da radio e TV locali.

Le misure di emergenza previste dal piano comprendono: l’invio sul posto di squadre di Vigili del Fuoco, la chiusura delle strade nelle posizioni dei cancelli individuati nel piano, la partenza delle squadre di soccorso sanitario ed eventuale predisposizione di punti medici avanzati nei pressi dell’area colpita, la comunicazione dell’allarme alla popolazione.

Per ogni area di rischio (petrolchimico, porto canale, deposito Terremerse) sono stati individuati dei Punti Medici Avanzati, che hanno lo scopo di velocizzare il soccorso sanitario.

Questi verranno allestiti in prossimità delle aree a rischio e serviranno da smistamento dalla zona dell’incidente verso il presidio ospedaliero “Santa Maria delle Croci” ubicato in viale Randi nella zona sud-ovest di Ravenna.

La localizzazione del Punto Medico Avanzato e dell’area di raccolta della popolazione in caso di evacuazione dipende, di volta in volta, dalle condizioni meteorologiche ed in particolare dal vento. La pianificazione ha considerato che i venti prevalenti spirino da est a ovest durante il mattino e da ovest a est nel pomeriggio.

COME COMPORTARSI IN CASO DI NECESSITÀ DI RIFUGIO AL CHIUSO

In caso di allarme, coloro che si trovano all’interno delle aree a rischio, dovranno adottare i seguenti provvedimenti di autoprotezione:

  • Chiudere tutte le finestre e le porte esterne, chiudere le porte interne dell’abitazione e dell’edificio.

  • Fermare i sistemi di ventilazione o condizionamento, siano essi centralizzati o locali.

  • Spegnere i sistemi di riscaldamento e le fiamme libere.

  • Chiudere le serrande delle canne fumarie e tamponare l’imbocco di cappe e camini.

  • Rifugiarsi nel locale più idoneo possibile. Ognuna delle seguenti condizioni migliora l’idoneità del locale: presenza di poche aperture; posizione ad un piano; ubicazione sul lato dell’edificio opposta alla fonte del rilascio; disponibilità di acqua; presenza di un mezzo di ricezione delle informazioni.

  • Nel caso in cui vi sia pericolo di esplosione esterna chiudere gli infissi e tenersi a distanza dai vetri delle finestre.

  • Sigillare con nastro adesivo o tamponare con panni bagnati le fessure degli stipiti di finestre e porte e la luce tra porte e pavimento.

  • Evitare l’uso di ascensori per il conseguente spostamento d’aria che ne deriverebbe.

  • In caso di necessità tenere un panno bagnato sugli occhi e davanti a naso e bocca.

  • Mantenersi sintonizzati mediante radio o TV sulle stazioni emittenti indicate dalle autorità

  • Non usare né telefoni né cellulari per non intasare le linee.

Al cessato allarme:

  • Spalancare porte e finestre, av-viare sistemi di ventilazione o condizionamento ed uscire dall’edificio fino al totale ricambio dell’aria all’interno dello stesso; assistere in questa azione le persone non autosufficienti o necessitanti aiuto.

  • Non utilizzare acqua e alimenti di cui si sospetta la contaminazione prima di una verifica igienico-sanitaria da parte delle autorità preposte.

  • Porre particolare attenzione nel riaccedere a locali dove vi possa essere ristagno di vapori (particolarmente gli interrati o seminterrati).

COME COMPORTARSI IN CASO DI EVACUAZIONE

Se la situazione lo richiede, il Prefetto, unitamente al Sindaco, potrebbe ordinare l’evacuazione. Tale provvedimento viene deciso solo se esso può essere svolto in condizioni di sicurezza e solo se risulta più conveniente del rifugio al chiuso. Per questo motivo è bene non procedere a un’evacuazione spontanea ma muoversi soltanto su indicazione delle autorità, attraverso comunicazioni da squadre di soccorso, radio, TV, altoparlanti, telefono, ecc. , tenendo presenti alcuni accorgimenti:

  • Allontanarsi dalla zona seguendo le istruzioni delle Autorità;

  • Tenere possibilmente un fazzoletto bagnato sulla bocca e sul naso.

  • Evitare l’uso di ascensori.

  • Non utilizzare le auto per evitare l’ingorgo del traffico con blocco dell’evacuazione, e per non intralciare l’intervento dei mezzi di soccorso: in caso di necessità sarà l’Autorità competente a fornire i mezzi appropriati (autobus, ambulanze, ecc.)

  • Dirigersi al punto di raccolta indicato di volta in volta dalle Autorità

  • Possibilmente portare con sé un apparecchio radio sintonizzato sulle stazioni emittenti indicate dalle Autorità

LEGENDA DELLA PAGINA INTERNA DEL VOLANTINO

PRIMA ZONA – Zona di Pianificazione I

Tale zona viene definita zona di sicuro impatto. É quella nella quale esiste un’alta probabilità di pericolo anche per persone mediamente sane.

SECONDA ZONA – Zona di Pianificazione II

Viene definita zona di danno e delle lesioni irreversibili. É caratterizzata da elevate probabilità di danni anche gravi per persone mediamente sane che non intraprendano le corrette misure di autoprotezione.

TERZA ZONA – Zona di Pianificazione III

La terza zona, detta zona di attenzione, è caratterizzata dal possibile verificarsi di danni e/o reazioni fisiologiche, generalmente non gravi, ma tali da richiedere provvedimenti da parte delle autorità.