…e i padri?

…e i padri?

E’ più frequente sentir parlare di emancipazione femminile, dei nuovi equilibri tra lavoro di cura e mondo del lavoro quando si parla di madri, meno frequente è questa riflessione rivolta al mondo maschile. E i padri?

E’ innegabile che anche il ruolo paterno stia attraversando un cambiamento, sicuramente anche legato ai mutamenti che stanno avvenendo nel mondo femminile; in realtà sembra che i padri siano ancora alla ricerca di un loro ruolo, di un nuovo modo di intendere la paternità.

Oggi l’immagine di padre distante e autoritario sta sempre più scomparendo tra le nuove generazioni, perché i genitori hanno dichiarato che la loro autorevolezza non può essere riconosciuta a priori, ma deve essere conquistata giorno dopo giorno, con l’esempio, l’assunzione di responsabilità e il rispetto per i propri figli. I padri “sufficientemente buoni” sono quelli che tengono insieme la capacità di definire le norme e la disponibilità all’ascolto e all’accudimento, che non pretendono di avere tutte le risposte, ma sono consapevoli dei propri limiti.

Questo nuovo modello di paternità non vede più il padre unicamente come figura di sostegno alla madre nei primi anni di vita del bambino, ma accentua l’importanza della relazione padre-figlio fin dalla nascita e della sua capacità accudente.

Nella nostra società non si pensa che il lavoro paterno possa influire sul benessere psicofisico dei bambini piccoli perché le cure paterne non sono considerate importanti come quelle materne, e ancor meno si pensa che un padre possa sentirsi frustrato dal non poter stare con il proprio bambino se non nelle ore serali o nei weekend. E’ importante che i padri abbiano riconosciuto il diritto a un congedo adeguato in coincidenza della nascita del figlio, non in virtù di un’uguaglianza tra madre e padre, ma per dare ai padri l’opportunità di accogliere il neonato, occuparsi di lui, avviare un attaccamento e far fronte alle nuove esigenze organizzative della famiglia.

In Italia i padri autorevoli, presenti e affettuosi vengono definiti con il termine “mammo”, come a sminuire la loro paternità; questi padri sono semplicemente padri, che fanno il loro “mestiere” e non padri che si fingono mamme. Il temine “mammo” dà l’idea che un padre accudente non abbia posto nel repertorio delle immagini paterne positive.

Il fatto che i padri assumono un ruolo di cura e accudimento nei confronti dei figli fin da piccoli può contribuire a contrastare l’idea secondo la quale solo la madre è attenta ai bisogni dei bambini, che, quindi, se maschi, si aspettano di essere accuditi dalle donne e, se femmine, si aspettano di dover accudire futuri figli e compagni. La speranza è che, se i bambini sperimentano fin da piccoli la cura paterna, da grandi saranno meno vittime di ruoli di genere stereotipati, con l’opportunità quindi di costruire relazioni famigliari maggiormente contrassegnate dal benessere e dal rispetto reciproco.

A cura del Coordinamento pedagogico del Comune di Ravenna