Madri equilibriste: la perfezione esiste?

Madri equilibriste: la perfezione esiste?

Le madri italiane sono delle vere e proprie “equilibriste”, si destreggiano tra il mondo del lavoro e i carichi della cura domestica che, nella maggior parte delle famiglie, sono ancora prevalentemente sulle loro spalle. Devono inoltre fare anche i conti col mito della madre perfetta, un’immagine solo ideale, che non esiste nella realtà, ma che fin da bambine inconsapevolmente coltivano all’interno dei loro giochi.
Da questo mito in molte madri nasce la convinzione di essere in difetto nella loro funzione genitoriale, perché sentono il peso, la fatica e la stanchezza di far funzionare famiglia e lavoro, mentre social e mass media dipingono una maternità perfetta ed edulcorata e quando questa immagine si scontra con la realtà si ha la percezione di sbagliare qualcosa. Dobbiamo dirci che la maternità può essere difficile senza che per forza ci siano motivi specifici, medici o psicologici, quali ad esempio la depressione. I bambini non sono sempre obbedienti e sorridenti come ce li eravamo immaginati, la casa diventa è più difficile da riordinare, la deprivazione del sonno influisce su tutti gli aspetti di vita (lavorativo, relazionale, biologico).
Il segreto che ci suggeriscono Winnicott e Bettelheim due grandi studiosi del mondo infantile e sociale è quello di essere madri “quasi” perfette, cercando di empatizzare con i nostri figli, mettendoci nei loro panni, ascoltandoli e costruendo un rapporto di comunicazione affettiva ed emotiva. Non esistono ricette perfette e precostituite, quanto è piuttosto necessario mettersi in gioco e affrontare i problemi che quotidianamente incontriamo nel rapporto con i figli. Anche essere madri “quasi” perfette non è semplice, si è sempre in un equilibrio precario e instabile, con il rischio di essere sul punto di sbagliare. La buona madre è quella che sa mantenere la “giusta distanza”, per dirla con Recalcati, che ha la responsabilità di accogliere, rassicurare e sostenere, non dimenticandosi però di essere donna e senza fare del proprio figlio l’unico centro di interesse; è necessario trovare l’equilibrio tra l’essere troppo e l’essere troppo poco, trovare spazio per sè in modo che anche il bambino possa trovare un proprio spazio esistenziale.
Ammettere di essere stanche, sole o tristi non deve far sentire le madri in colpa. Ci sono infatti donne che sperimentano la solitudine e la sensazione di isolamento anche se in realtà, dopo la nascita del bambino, non sono mai sole e per questa apparente contraddizione è difficile affrontare questo stato emotivo.
Certo, non tutte le donne affrontano la maternità con questa sensazione di fatica e molto dipende dalla rete sociale alla quale possono appoggiarsi e soprattutto dal supporto del partner non solo a livello emotivo e affettivo, ma anche pratico nell’organizzazione famigliare, nei lavori di cura e domestici. In ogni caso è importante mettere in evidenza il fatto che sono molte le donne che ogni giorno vivono l’essere madre come delle equilibriste, che si destreggiano tra molte responsabilità e diverse fatiche.

A cura del Coordinamento Pedagogico del Comune di Ravenna