Ritornano le Vitamine pedagogiche: giocare all’aria aperta per imparare a vivere

In questo periodo così complesso anche per la vita dei servizi per l’infanzia 0-6 anni, in cui le regole per la tutela della salute e per la prevenzione del contagio da Covid-19 si intrecciano alle esperienze della vita quotidiana, ricche di relazioni e di apprendimenti, il giocare all’aria aperta rappresenta non solo una scelta operativa funzionale alla prevenzione, ma vuole essere un tratto distintivo dell’identità pedagogica di ogni servizio.

Da tempo, nei nidi e nelle scuole dell’infanzia comunali si portano avanti esperienze formative e sperimentazioni sull’outdoor education, nella convinzione della ricchezza educativa del rapporto che lega il bambino/a e il mondo naturale. Tale scelta tiene anche conto di alcuni aspetti della vita quotidiana dei bambini/e, che oggi tende ad essere vissuta prevalentemente all’interno di ambienti preconfezionati, anche se accoglienti, la casa, la scuola, la palestra, la piscina … .

In realtà il gioco all’aperto, ovunque si realizzi, è un’esperienza ricca di opportunità per i bambini/e; l’area esterna del nido/scuola diventa un vero e proprio ambiente di apprendimento e le esperienze che vi si svolgono, hanno lo stesso valore delle attività a tavolino, che si svolgono in sezione. Tale prospettiva richiede studio, formazione e progettazione da parte delle insegnanti e la fiducia dei genitori.

Il bambino/a, che è naturalmente curioso, anche in un ambito circoscritto, ma incredibilmente ricco di stimoli, come può essere il giardino del nido/scuola, diventa esploratore e conoscitore di fenomeni, oggetti, esseri viventi e cambiamenti della natura, immerso in una sorta di laboratorio a cielo aperto, a disposizione della sua creatività. Ai bambini/e, all’aria aperta, piace enormemente, non solo correre e fare evoluzioni con il proprio corpo, ma anche sperimentare l’infinita gamma di forme, colori, odori, sapori, suoni della natura. In giardino si può dipingere, disegnare con i sassi, nella terra, scavare nelle pozzanghere, piantare semi, imparare a conoscere il linguaggio concreto delle cose ed il ciclo della vita. Si possono costruire cucine di fango per “zuppe, pizzette, torte, frittelle.., costruire capanni naturali e torri di fango, recuperare giochi antichi e dimenticati e vagare liberamente con binocoli e lenti di ingrandimento, alla ricerca di animaletti, foglie, sfumature e piccoli particolari, che suscitano domande e curiosità. Giocando all’aria aperta i bambini parlano e comunicano di più, si solidificano le amicizie, si aiutano e collaborano fra di loro, inventano giochi nuovi da condividere, litigano e si ammalano molto di meno, come ci dicono le ricerche più aggiornate.

Tutto questo, anche in condizioni atmosferiche non “perfette” e con un abbigliamento adatto; bastano degli stivaletti e degli abiti sfruttati, che si possono sporcare, per mettere i bambini/e nella condizione di godersi il gioco all’aperto. E’ importante anche la collaborazione dei genitori, dei nonni.., che devono essere coinvolti nel comprendere quanto siano importanti le esperienze di outdoor education, perché, come affermava Edgar Morin, aiutano, in un’ottica di educazione al futuro, ad uscire dal nostro individualismo per avvicinarci all’idea globale di cura del mondo e degli esseri che vi abitano e sentirci tutti/e parte di un unico destino, di un’unica terra.