SIERRA LEONE’S REFUGEE ALL STARS

Reggae e ritmi africani contro gli orrori delle guerre. Costretti a lasciare la loro patria a causa della guerra civile, il collettivo di musicisti sierraleonesi si sono trasformati da rifugiati in icone del riscatto sociale e in messaggeri di pace.

Per oltre un decennio, il piccolo Stato dell’Africa Occidentale è stato teatro di una feroce guerra civile. L’instabilità della confinante Liberia aveva risvegliato tensioni interne latenti e interessi economici legati alle immense ricchezze diamantifere della Sierra Leone.

Una nuova vita nei campi di rifugiati

La loro è una di quelle storie che rimangono impresse nel cuore e nella mente. È una storia che fa emozionare e al contempo riflettere. I componenti della band, tutti originari di Freetown, capitale della Sierra Leone, sono stati costretti a lasciare la loro patria a causa dei continui violenti attacchi dei ribelli durante la guerra civile. Una delle più terribili campagne avviate dai ribelli è stata perpetrata il 6 gennaio 1999, con l’operazione “uccidi ogni cosa vivente”, che provocò un bagno di sangue e poi un esodo di massa di civili.

Fuggirono nella vicina Guinea anche Reuben Koroma, Francis Lamgba, Alhaji Jeffrey Kamara (detto Black Nature); e poi Abdul Rahim Kamara (Arahim) e Mohamed Bangura (Medo), entrambi con gli arti amputati a causa della folle violenza dei ribelli. Da un campo di rifugiati in Guinea, questi esuli hanno iniziato a comporre e suonare musica, cercando di creare un ambiente meno cupo e drammatico attraverso i loro ritmi. Più suonavano, più il loro stile si affinava. Un sound che ha colto l’attenzione dei registi Banker White e Zach Niles e del cantautore canadese Chris Velan, impegnati con alcuni progetti artistici proprio nello stesso campo di rifugiati, Sembakounya, non distante dalla città di Dabola.

Musica e film, inni di pace

L’incontro con White e Niles ha cambiato la vita a questi amici esuli sierraleonesi, gettando le basi per la realizzazione dell’album di debutto Living Like a Refugee (2006), sostenuto dalle Nazioni Unite, e del film-documentario Sierra Leone’s Refugee All Stars, in cui gli spettri della violenza, della povertà e dello squallore di Freetown vengono esorcizzati grazie al potere di rinascita della musica.

La loro storia e gli eventi tragici della Sierra Leone hanno fatto il giro del mondo, con i numerosi concerti dei Sierra Leone’s Refugee All Stars tenuti nei vari angoli dei cinque continenti: dalla Svizzera (Davos) in occasione del World Economic Forum, al Giappone, passando per l’Europa e per l’East Coast Blues & Roots Festival in Australia.