TABANELLI Mirka

“Fuori”

Ho bisogno di bere. Forse una birra. Ho un assoluto bisogno di mandar giù del liquido meraviglioso. Meglio un gin. O il whisky. Se ce la faccio ad uscire di qui finalmente mi scolo una bottiglia intera di nettare d’uva. Merda! Quella stronza è sempre lì a controllare. Forse le sta suonando il telefono. Si allontana. Adesso è il momento buono. Non posso uscire così. Meglio mettersi sopra una camicia ricamata dall’aspetto normalizzante ed uno straccio di gonna o pantaloni. Ci sono. Devo fare attenzione. Devo fare silenzio ma non troppo. Devo fare un quieto rumore che sappia di banale normalità. Il corridoio è lungo, ma quanto è lungo? Non finisce più di abbagliarmi con il suo candore e quell’odore di cloroformio. Eppure ormai sono alla prima porta. Se riesco ad uscire mi bevo la prima cosa che trovo, fosse anche acqua di una pozzanghera o di un cesso. Non ci posso credere! Sono ormai due mesi che me ne sto chiusa dentro questo inferno mentre loro continuano a dire che mi sto salvando. Che ne sanno loro? Oramai io non servo più. Cioè serve che io me ne stia buona, chiusa in gabbia come un animale dello zoo. Serve che nessuno sappia. Serve per l’immagine, per salvare la faccia. E’ per questo che non mi portano mai fuori. E poi io ho una maledetta voglia di bere. Devo bere. Devo assolutamente bere. Le gocce che scendono dal collo della bottiglia sono le mie lacrime che scendono senza far rumore. Ma nessuno lo sa. Nessuno lo ha mai voluto sapere. Ma ce la posso fare. Ho già attraversato altri tre corridoi e due rampe di scale. L’uscita è vicina. Devo riuscire a confondermi in un gruppo di parenti. Ormai ci sono. Ho il cuore a mille. Adesso. Adesso o mai più. Tira dritto. Non guardare in faccia a nessuno. Vai. Sto varcando l’uscita. La tipa legge Novella 2000. E io sto uscendo. Non è vero, non ci credo. Sono fuori. L’aria frizzantina mi fa girare la testa.

Sono fuori.

In giro non c’è nessuno.

Sono fuori ma mi devo sbrigare.

Non ricordo più la strada.

Ma sono fuori.

Non so dove andare.

Però sono fuori.

Forse qualcuno mi riconoscerà. Forse l’allarme è già suonato. Ma sono fuori. E non mi importa niente. Ora entro in un supermercato. Spero di riuscire a nascondermi un paio di bottiglie sotto camicione costoso. E di cominciare a…

Ecco! Un bar! Entro. Ordino un whisky doppio. Ne annuso il profumo insinuante e lo faccio scivolare in gola. Meravigliosa lava che mi arriva allo stomaco e alla testa. Efficace medicina che mi raggiunge dappertutto, che arriva fino alle estremità.

Finalmente di nuovo cullata. Inebriata. Rilassata. Sorridente.

Vedo due uomini che stanno venendo a prendermi.

Non mi importa.

IO Sono fuori.