KOTLAR Guerrino

“Le cicatrici di una simil storia”

Ieri, noi su quella nave, dalla natia terra sradicati.

Oggi, troppi altri su precari barconi improvvisati.

Buttavamo con dolore e nostalgia addii laceranti al vento.

Abbandonano disperati le loro lontane terre con spavento.

Noi dalla nostra italica terra spossessati crudelmente.

Loro con tragici viaggi carichi di null’ altro che di niente.

Tanti addii, lacrime e mille parole ahimè tutte mute.

Migliaia di deboli ed innocenti vite in mare perdute.

Noi aver sete solo di un fraterno consenso, magari condiviso.

Loro aver fame solo di un po’ di pane e di un sorriso.

Allora, noi in viaggio con un cupo ma superbo orgoglio.

Ora, questi sballottati in un assiepato e precario convoglio.

Abbandonare il natio bene sono doni solo del dolore.

Dover lasciare la propria terra sono le sconfitte più sonore.

La mia cara perduta gente nella mia usurata mente.

I loro volti disperati negli occhi di tutti noi quotidianamente.

Udire l’ eco ancorato degli addii di allora, triste destino.

Vedere questi sguardi angosciati in televisione, troppo da vicino.

Ora l’ unica urgenza del mio debole e lacerato andare.

Non è mai tempo perso fermarsi a ricordare.