RUSSO Nicoletta

“Strofe sospese di un operatrice dell’accoglienza”

Oggi sento forte la paura

Qui con me, in questa stanza

Di non riuscire a trovare via sicura

Di non poter colmare la distanza

Questa però non è la prigione

Dove ti portano con forza senza un perché

Questa si chiama autoregolazione

Siamo fermi insieme agli altri e ognuno da sé

Non è neanche la strada

Che era casa e ora non puoi starci più

Qui alla peggio che vada

Ingrasserai un po’ davanti alla TV

Ma è difficile vivere all’interno di confini

Barricati, chiusi, in isolamento

Ora capisci i clandestini

In lotta per la libertà di movimento

E ora che tutto intorno è sospeso

Ora che ti senti bloccato

Capisci cosa vuol dir vivere appeso

Ti senti come un immigrato

Gli ultimi, ultimi rimangono

nonostante questo dramma

eppur ci son cose che ci rendono tutti uguali

come la voglia di riabbracciare la mamma

Questa è l’occasione di aggiustarci

di capire che la natura di noi esseri umani

è condividere, stare insieme, mescolarci

Ricominciare a tendere le mani